Gesto empatico
In reazione a un mondo di confini, diviso, in lotta, dove l’individuo è in contrasto con sé e con l’altro, vogliamo unire. Vediamo l’approccio empatico agli esseri e alle cose come l’unico modo concreto, pratico, per lasciare dei segni in grado di costruire e ricostruire un ambiente migliore in cui essere. Considerare l’altro è considerare l’io, pensare all’altro è pensare a noi. Con noi intendiamo la totalità degli esseri e delle cose: l’universo (dal latino universus ‘volto ad una unità’). Sentire dentro ciò che viene percepito esterno (per il limite dei corpi, dell’ego, della capacità d’auto-analisi) è essenziale per la comprensione, senza rigetto, dell’estraneo. Per questo, d’ora in avanti, ci riferiremo all’altro con il termine altro-apparente.
Coi nostri Gesti cerchiamo di sentire dentro l’altro-apparente per poter riconoscere il tutto intero che siamo, che è, e che chiamiamo essere-ambiente.
Empathic gesture
In reaction to a world of boundaries, divided and struggling, where individuals are in contrast with themselves and others, we want to unite. We see the empathic approach towards beings and things as the only concrete and practical way to leave signs, capable of building and reconstructing a better environment to be in. To consider the other is to consider yourself, to think about the other is to think about us. By us we mean the totality of the beings and things: the universe (from the Latin universus ‘turned into one’). Feeling internally what is perceived to be external (for the limit of the body, of the ego, of the capacity of self analysis) is essential for the comprehension, without rejection, of the stranger. Because of this, from now on, we will refer to the other with the term other-apparent.
With our Gestures we try to feel inside the other-apparent to recognize the whole that we are, that is, and that we call being-environment.